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Come affrontare un Chargeback su PAYPAL

Il Chargeback su Paypal è una delle operazioni più “bastarda” (lasciatemi sfuggire il termine), lunga e complessa. Ma di cosa si tratta? Cosa bisogna fare se si è vittima di un Chargeback? Presto detto!

Occhio agli acquirenti disonesti

Il Chargeback come suggerisce il nome stesso della parola ossia “restituzione del denaro”, è un’operazione che l’acquirente fa ai danni del venditore quando vuole riavere la somma spesa per un acquisto ricorrendo direttamente alla banca. Solitamente quando l’acquirente ha problemi con il venditore apre una contestazione su PAYPAL e nella maggior parte dei casi, a meno che il venditore non dispone di prove dell’avvenuta spedizione o consegna la pratica viene chiusa in favore dell’acquirente, obbligando il venditore a risarcire la spedizione o prodotto che sia, ma questa è un’altra storia.

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Il Chargeback è qualcosa di molto più complesso, in altre parole l’acquirente disonestamente in molti casi, contatta la banca affermando di non aver autorizzato la transazione, tenendosi il prodotto e riottenendo il denaro speso, ma in che modo? La banca viene informata dall’acquirente, invia una richiesta a PAYPAL la quale blocca i fondi sul conto del venditore. Se il venditore dispone di prove tangibili che il prodotto è stato spedito o consegnato (se si tratta di un digitale), viene offerta la possibilità di caricare la documentazione che PAYPAL presenta alla banca.

Se la banca verifica i dati e ritiene che il venditore sia in buona fede, i fondi stornati vengono riaccreditati sul conto del venditore e l’acquirente disonesto si vede bocciare la sua richiesta di Chargeback. Il nostro consiglio è di tenere sempre e comunque salvati i messaggi scambiati con gli acquirenti, sopratutto se si tratta di beni digitali, in caso contrario rischierete di perdere sia la merce che il denaro. A differenza dei rimborsi, il Chargeback può essere aperto anche a distanza di mesi e mesi dall’acquisto.

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