Lavorare in AMAZON? Un vero inferno secondo il New York Times

Poco tempo fa il New York Times pubblico un articolo sulle condizioni di lavoro presso AMAZON, notizia che sollevo un polverone sulla rete al punto da spingere Jeff Bezos (il fondatore) in persona a intervenire.

AMAZON: Il luogo del non ritorno

L’azienda viene descritta come l’inferno in terra, si lavora con ritmi assurdi e la pressione e la competitività sono elevatissime. Di seguito vi riportiamo le parole di uno dei dipendenti:

Siamo spinti a fare a pezzi le idee degli altri durante le riunioni, lavorare duramente e fino a tardi, riceviamo email dopo la mezzanotte sul perchè non abbiamo ancora risposto, gli standard da raggiungere sono molto alti. Siamo incoraggiati a inviare opinioni segrete sui colleghi ai rispettivi capi per sabotare gli altri. Coloro che non riescono o cedono a causa della pressione vengono licenziati. Se le donne pensano di avere dei figli si troveranno di fronte ad una scelta, lavoro o famiglia? Coloro che si aspettano di fare carriera non possono portare avanti entrambe le cose.  E’ triste vedere uomini adulti che si coprono il volto uscendo dalla sala riunioni o colleghi che piangono alla propria scrivania.  Le donne sono spesso additate come pettegole, hanno difficoltà nel ricevere il giusto credito, giudicate più severamente, ricevono proposte economiche, ritenute non qualificate per alcuni lavori, promosse sulla base dei risultati e non vengono invitate a molti eventi.

Jeff Bezos aggiunge:

Quando un candidato si presenta per lavorare in AMAZON non abbiamo mai detto che sarà una vita facile, il nostro avviso è “si può lavorare a lungo e duramente o in maniera intelligente”. Abbiamo sempre promosso una cultura opposta a quella di Microsoft o Google noti per l’ambiente di lavoro rilassato e confortevole. Tali aziende sono dei country club e se AMAZON diventasse come Microsoft sarebbe morta. AMAZON non è come il New York Times la descrive anche perchè se cosi fosse lascerei un’azienda simile, sarei un pazzo nel restare.  Invito a denunciare casi come quelli descritti nell’articolo inviandomi una mail all’indirizzo jeff@amazon.com

Giovanni Damiano

Giovanni Damiano