di Armando Staffa
Senti’ un tonfo improvviso.
“Che si stia per aprire quella maledetta porta?” penso’, speranzoso, per un attimo.
Ma, come tante altre innumerevoli volte, era stato solo un falso allarme. Si guardo’ intorno stizzito ed annoiato. Quel posto era cosi’ angusto da sentirsi soffocare. C’era a stento lo spazio per potersi rigirare, alzarsi in piedi e poter fare solo due passi. Niente finestre sull’esterno.
Eppure l’aria c’era ed era anche fresca, anzi chiunque avrebbe detto gradevole… confortevole. Da quando era li’ aveva visto la luce ed era uscito solo un paio di volte…… quando avevano voluto loro… i Padroni.
Non poteva dire di stare male, in effetti nessuno gli aveva mai torto un capello, almeno quei pochi che aveva. Non era mai stato torturato né gli erano state inflitte pene corporee. Era solo prigioniero.
Alì Abdul Aziz, questo era il suo vero nome, era nato nelle vicinanze di Al Basrah, Bassora come la chiamavano gli occidentali, nell’estremo sud della Persia, nell’anno….. nell’anno….. non ricordava neanche più quando. Dal suo paesino, arroccato su una piccola collina, poteva contemplare due mari.
Ah sì quei due mari fantastici : uno azzurro che le spume delle onde imbiancavano qua e là… era l’Oceano Indiano, l’altro, tutto dorato, sterminato, che si perdeva a nord in una bruma di vapore vibrante che lo faceva apparire quasi liquido, era il deserto. Due mari…. due spettacoli grandiosi che la natura aveva offerto ai suoi occhi di fanciullo. I genitori non erano nomadi, come gran parte della popolazione, ma avevano un posto di sosta lungo le vie carovaniere. Una famiglia benestante. Il padre Muham era ricco, possedeva cammelli e pozzi d’acqua. Da bambino era stato educato da un tutore locale, ma appena divenuto adulto era stato mandato nella grande città a studiare presso i Sapienti. Aveva appreso di tutto, dalle materie classiche, alle lingue, dalla matematica alla fisica e perfino la tecnica di osservazione delle stelle. Ma c’era una materia dove era eccelso sopra tutti… la chimica. Era diventato talmente bravo che gli stessi insegnanti si accapigliavano pur di aver qualche suggerimento da lui. I genitori ne erano orgogliosi.
Aveva cominciato a peregrinare ed era stato in molti posti lontani per apprendere la parte più misteriosa ed eccitante della materia che l’appassionava : l’alchimia.
Aveva conosciuto asceti, gente capace di digiunare per un mese solo controllando il proprio ritmo biologico. Aveva incontrato monaci che con le erbe curavano malattie giudicate incurabili anche dagli sciamani. Aveva avuto a che fare con lestofanti di ogni tipo. Aveva esercitato l’arte della prestidigitazione, l’affascinante capacità di far vedere quel che non c’è e far credere anche l’incredibile. Aveva appreso l’uso dei riti della Magia Bianca e di quella Nera e, per questo motivo, era temuto ma anche venerato da tutti.
Tale era divenuta la sua fama che fu chiamato addirittura ad insegnare presso lo sceicco Osman a Baghdad. Era conosciuto in tutto il mondo islamico e si era sparsa la voce che fosse capace di fare veri e propri miracoli…. far piovere nel deserto, far correre gli storpi, resuscitare i morti.
Il suo aspetto non era proprio quello di un santone. Non aveva capelli e barba bianca, non era piccolo ed esile. Non aveva la faccia solcata dalle rughe dell’esperienza e della sofferenza. Era un omaccione muscoloso, alto più di due metri, con una bella facciona rubiconda e sorridente, solcata da un paio di baffi spioventi, così come voleva la moda dell’epoca e due occhi azzurri profondi come il mare. Era molto ammirato anche dalle donne che, quando lo vedevano passare, ridacchiavano parlottando tra loro, facendo apprezzamenti veramente lusinghieri. Chi meglio di lui ?! Vari erano gli appellativi che gli erano stati dati : Maestro, Guida, Padre, Stella ma quello che più gli si addiceva, perché veramente illustrava in una sola parola cosa lui fosse realmente, era: Genio.
Sì, Alì Abdul Aziz, era un vero e proprio genio, dotato di una intelligenza viva, capace di elaborare pensieri e calcoli complessi.
Ben presto divenne il Precettore del figlio dello sceicco e questo cambiò totalmente la sua vita. Il ragazzo, precoce intelligente e furbo, in breve tempo, fu capace di apprendere tutto quanto lui sapeva. Poi un bel giorno gli dimostrò di aver superato il maestro. Con un abile artifizio, sfruttando le conoscenze magiche, l’alchimia e l’illusione lo addormentò e lo fece risvegliare nello stato in cui ora si trovava….. imprigionato, adducendo a motivo che nessuno, bravo quanto lui, potesse esercitare la professione di mago liberamente.
Da quanto tempo fosse chiuso lì dentro non lo sapeva, ma sicuramente da molto.
Un altro rumore attirò la sua attenzione. Non c’era dubbio stavano per aprire…. se lo sentiva, era come le altre poche volte che era capitato…. il cuore cominciò a battergli forte…. Improvvisamente la porta si spalancò ed un risucchiò d’aria potente e fresco lo tirò fuori dalla sua cella. Respirò a pieni polmoni. Si guardò intorno… la giornata era un incanto, poi abbassò la testa e lo vide….. vide quell’omino piccolo piccolo….piccolo, laggiù tra i suoi piedi.
Congiunse le mani e, così come gli avevano detto di fare, disse :
“COMANDA PADRONE”
Era lui ora il proprietario della Lampada dalla quale era stato liberato.