Data Privacy Day e quella volta che la Pixar rischiò di perdere Toy Story 2

La protezione della privacy e dei dati personali quando si naviga in rete è uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni. Un numero crescente di utenti sta prendendo coscienza dell’importanza di adottare adeguate misure di tutela mirate a difendere la propria identità digitale ed evitare intrusioni dal cosiddetto cybercrime.

Per far crescere la consapevolezza negli utenti della rete e far sì che un numero crescente di persone si interessi al tema, dal 2006, ogni anno, il 28 gennaio si celebra il Data Privacy Day, un evento di livello mondiale con manifestazioni e convegni sul tema organizzati in Canada, Stati Uniti, India e 47 Paesi europei, Italia inclusa.

Il Data Privacy Day, in generale, si focalizza sullo sviluppo di strumenti, metodologie e best practice che permettano agli internauti di difendere la privacy “dall’assalto” delle società specializzate in raccolta dati. Ma anche su soluzioni di recupero dati, come nel caso del backup. Il processo di recovery è uno dei cardini fondamentali sia in ambito professionale, che in quello privato. Dietro ad esso si celano grandi e piccole imprese digitali, ma pure molte curiosità. Una di queste, tra le più conosciute, investe il mondo del cinema.

 Alludiamo a Toy Story, che, grazie ai suoi diversi capitoli, è considerata  una delle saghe d’animazione più apprezzate. Ma non tutti sanno che durante la lavorazione di Toy Story 2, qualcuno ha accidentalmente cancellato tutto il film generando una situazione di panico nell’impero della Pixar. La soluzione del backup si è rivelata salvifica seppur del tutto fortuita.

Nel corso della produzione i tecnici stavano lavorando sui personaggi animati quando l’avvio di un semplice comando errato ha comandato al sistema di iniziare a rimuovere ogni file sotto la directory corrente. Questo comando è comunemente usato per eliminare un sottoinsieme di file indesiderati. Sfortunatamente, qualcuno sul sistema aveva eseguito il comando a livello di radice del progetto Toy Story 2 e il sistema stava rintracciando la struttura del file, cancellando la sua via d’uscita come un “verme che si stacca dal centro di una mela” (secondo una testimonianza riportata).

In definitiva, il 90% del film era stato cancellato dal comando parassita. Ma quello poteva non rappresentare un grosso problema perché, ovviamente, la Pixar esegue il backup dei suoi dati.

 Nel 1998, il modo più comune per eseguire il backup di una serie di dati era su nastro, che è il sistema che Pixar stava usando. Sfortunatamente, questi backup non sono stati continuamente testati, come fa oggi la società (come da best practice universalmente consigliata). In genere, per assicurarsi che i backup siano positivi, devono essere utilizzati, secondo una pratica chiamata “backup live”.

Ed è qui che si sono verificati i problemi, perché i backup sono stati archiviati su un’unità nastro, e poiché i file hanno raggiunto dimensioni di 4 gigabyte la dimensione massima del file era stata superata.

Così quando già alla Pixar serpeggiava il panico e la disperazione, ecco l’improvvisa illuminazione. Galyn Susman, direttore tecnico supervisore del film che aveva da poco dato alla luce suo figlio, e dunque per un certo periodo aveva lavorato da casa da una potente workstation Silicon Graphics, per poter operare sul film mentre era fuori, aveva collegato la macchina alla rete locale e copiato l’intero albero dei file.

L’ultimo aggiornamento di backup che la sua workstation aveva effettuato era di un paio di settimane, per un contesto di dati comunque decisamente più positivo rispetto al disastro in corso alla Pixar.  Lo step decisivo è stato il trasferimento della workstation di Galyn Susman presso la sede della Pixar per avviare il processo di riproduzione dei file. “Abbiamo lavorato da venerdì a lunedì mattina, senza interruzioni, con turni a rotazione con cibo e sacchi a pelo, con circa 10 o 12 di noi” ricorda Susman.

Ed è così, grazie a un backup “casalingo”, che è stato salvato uno dei capolavori del cinema di animazione. Un episodio sicuramente noto alle società specializzate. Come Acronis, leader globale della protezione informatica e delle soluzioni di backup cloud ibrideche, attraverso i suoi prodotti protegge tutti i dati in ogni ambiente fisico, virtuale, cloud, nonché i carichi di lavoro e le applicazioni mobili, definendo gli standard per quanto riguarda la protezione informatica e storage nel cloud ibrido.

Recentemente la società ha anche annunciato l’implementazione di una tecnologia di rilevamento dei malware di cryptomining nelle proprie soluzioni di protezione informatica.

Giovanni Damiano

Giovanni Damiano